Jumbo-Visma, Tiesj Benoot contro l’ospedale italiano: “Letto troppo piccolo, nessuno parlava inglese e i medici non venivano mai: 30 ore per un collare buono. Italia paese peggiore per i ciclisti”

Tiesj Benoot racconta ulteriori dettagli sul suo incidente a Livigno. Il corridore della Jumbo-Visma ha riportato una frattura a una vertebra cervicale dopo uno scontro con un auto, ma lui stesso ha già ammesso che gli sarebbe potuta andare molto peggio. Il corridore belga, però, ha rivelato a Sporza che le disavventure non sono terminate con l’incidente, visto che nell’ospedale italiano in cui è stato ricoverato non ha trovato le cure che si aspettava. Il classe ’94 ha poi criticato anche il suo paese per i pericoli che i ciclisti devono affrontare nel traffico, definendo però l’Italia “il paese peggiore” da questo punto di vista.

L’ospedale italiano era davvero brutto – ha spiegato dopo aver raccontato ancora una volta la dinamica dell’incidente e il conseguente trasporto in elicottero – Un letto troppo piccolo in una camera per due persone con 30 gradi. Nessuno parlava inglese e i dottori non venivano mai. Ho anche dovuto aspettare 30 ore per un collare buono. Quindi sono dovuto restare steso in quella posizione, non molto piacevole. Ho deciso di andarmene da quell’ospedale, perché non avevo fiducia. Anche i dottori della squadra avevano difficoltà a mettersi in contatto con i medici”.

Il ventottenne ha poi parlato della cultura ciclistica in vari paesi d’Europa, mentre ha ringraziato i corridori italiani che erano nei paraggi e si erano offerti di aiutarlo: “C’è più nervosismo tra gli automobilisti e più frustrazione tra i ciclisti, è comprensibile – ha spiegato commentando i vari incidenti che hanno coinvolto ciclisti nelle ultime settimane – […] In Spagna le cose vanno bene, le persone sono più rilassate e ci sono campagne per il metro e mezzo di distanza tra auto e ciclisti. L’Italia è il paese peggiore, con molto nervosismo. […] Ho sentito vari colleghi dopo l’incidente. Sonny Colbrelli era nelle vicinanze e immediatamente mi ha scritto ‘fammi sapere se posso portarti qualcosa o se hai bisogno che ti traduca qualcosa’. Anche Alberto Bettiol e Michael Matthews erano lì e hanno chiesto di me. Bello a sapersi”.

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